Recensione: Streghe all'Opera di Terry Pratchett

Premettiamo una cosa: parlare di recensione è eccessivo. Le mie sono impressioni. Parlo delle sensazioni che mi ha lasciato un libro. Parlo di quello che mi ha colpito, di quello che mi è piaciuto e di quello che invece mi ha lasciato indifferente o, peggio, che mi ha fatto storcere il naso. E questo si applica a tutti gli articoli di questo malaugurato blog.

Ok, ora passiamo a Streghe all’Opera di Terry Pratchett uscito nell’Anno Domini 2023 per i tipi di Salani. E qui parte la solita polemichetta: il libro è uscito nel 1995. In Italia non è ancora stata tradotta l’opera omnia di Pratchett. I diritti sono di Salani che ne fa uscire uno ogni boh, cinque anni? Ci sono intere serie che sono ad oggi monche in lingua italiana (il ciclo delle Guardie, quello di Scuotivento, quello di Tiffany Aching, per non parlare dell’intero ciclo di Moist von Lipwig) per colpa di Salani che pensa solo a riproporre l’ennesima edizione da collezionista di Harry Potter. E le copertine prese dalle foto stock di Adobe? Ne possiamo parlare?

Bon basta.

Pratchett si è sempre divertito a prendere scenari conosciuti e trasporli nel Mondo Disco: è successo con l’antico Egitto con Maledette Piramidi, con Hollywood in Stelle Cadenti e con Babbo Natale in Hogfather (uscito stranamente anche questo nel 2023).

In questo caso il romanzo è ambientato nel mondo eccentrico dell’Opera.

Agnes Nitt è una ragazza in cerca della sua identità che se ne va dal paesello di Lancre per recarsi nella grande Ankh-Morpork per provare a sfondare nello spettacolo. Alle sue calcagna avrà Nonna Weatherwax e Tata Ogg, anziane streghe rimaste a corto del terzo elemento. Perché si sa: “Tre streghe facevano una congrega. Due streghe facevano solo chiasso.”

Ad Ankh-Morpork il fulcro della narrazione è il Teatro dell’Opera, all’interno del quale una strana fauna cerca di portare a casa la pagnotta senza troppi incidenti. “Lo spettacolo deve continuare” è il loro motto, anche quando cominciano a piovere (letteralmente) cadaveri. Che il colpevole sia il misterioso Fantasma che infesta il Teatro dalla notte dei tempi?

Il romanzo fa parte della serie dedicata alle streghe (per y nerd: è il 18esimo romanzo dei 41 ambientati nel Mondo Disco, il sesto del ciclo delle streghe) e ci offre alcuni personaggi amatissimi, come Nonna Weatherwax, arcigna strega di poche parole, e Tata Ogg, simpatica vecchina con un’etica discutibile. E poi Agnes Nitt, vera protagonista di questo romanzo. Ragazza intelligente e ingombrante, vuole sfuggire alle sue origini provinciali e al suo futuro di strega e rincominciare, diventando una donna un po’ misteriosa, tanto da farsi chiamare Perdita. Ha uno straordinario talento canoro, ma il suo aspetto non le permetterà di stare sotto le luci della ribalta.  

Oltre ad Agnes abbiamo Walter Plinge, il tuttofare del Teatro, un sempliciotto non particolarmente brillante che sotto la penna dell’autore diventa un personaggio sfaccettato e profondo. Poi abbiamo il proprietario del Teatro, un ex-formaggiaio che pensava di trovare una facile attività post-pensione nell’amministrazione dell’Opera, ma che dovrà dibattersi in un numero di situazioni assurde che gli faranno rimpiangere l’investimento. E Christine, la primadonna del Teatro, che parla mettendo punti esclamativi anche alle domande, stupida come una pigna ma con il cuore buono.

In tutta la narrazione possiamo godere non solo del tono ironico a cui Terry Pratchett ci ha abituato, ma anche di una particolare dolcezza nel tratteggiare i numerosi personaggi. E poi il suo ribaltare gli stereotipi per farci riflettere.

La stazza di Agnes, per esempio, ci viene esposta. Ma non le sarà mai di impedimento, non viene mai derisa né viene usata come facile stratagemma per caratterizzare il personaggio. Ma non è che Agnes non si faccia cruccio di questa cosa: si rende conto che il suo peso è qualcosa che la rende diversa.

“Era la mancanza di scelta a bruciare. Nessuno le aveva chiesto, alla nascita, se voleva un carattere meraviglioso o se preferiva, diciamo, un pessimo carattere in una taglia 44.”

Bene: il romanzo l’ho presentato, la disamina l’ho fatta. Manca qualcosa?

Ovviamente mi è piaciuto! È Terry Pratchett!

Lo consiglio a chi ama ridere, a chi piacciono i romanzi umoristici, a chi ama la buona scrittura e a chi vuole ampliare i propri orizzonti nel fantasy. Il Mondo Disco è lì che vi aspetta. 

Qui potete acquistare il libro da BookRepublic, il rivenditore di ebook che personalmente apprezzo maggiormente.

2 commenti:

  1. io odio sta cosa che salani c'ha indiritti di pratchett per trattarlo così di merda. proprio perché è tutto incompleto e incasinato e mezzo introvabile non so mai da dove iniziare a leggere, anche perché mi disturba da morire poter leggere solo in parte le sue serie 😑

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  2. Sì, Pratchett è tremendamente maltrattato in Italia. Le prime edizioni sono tradotte male, con copertine opinabili. Ora sembra che ci sia un po' un revival, grazie anche a Good Omens. Speriamo. Vorrei tanto creare una guida di lettura.

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