Ho un vizio. Quando comincio
a leggere un nuovo libro non mi informo quasi mai. Non leggo la quarta, non
cerco l’autore, apro al capitolo uno e parto. Le ricerche le faccio dopo, per
capire se le mie impressioni abbiano senso.
Ma in questo caso, nel
caso di Faune, non è completamente vero. Nel senso che quando questo libro mi è
passato nel feed, io ho letto la quarta e sono saltata sulla sedia:
climate-fiction! Questa è roba mia. Codice Edizioni è stata molto gentile a
mandarmi una copia del libro. E voi direte: quindi sapevi cosa stavi per
leggere. No.
Quella che parte come
una raccolta di racconti si trasforma presto in un romanzo a episodi. Uno dei
primi momenti di smarrimento che ho provato durante il libro è stato proprio
questo, quando mi sono accorta che quelli che avevo preso per racconti si
andavano a intrecciare in una narrazione più ampia, sia nel tempo che nello
spazio. Ma i momenti di smarrimento che chi legge incontra lungo questo libro sono
numerosi. Chi legge weird e soprattutto chi ha letto Vandermeer si troverà forse
più a suo agio, ma la sensazione di essere in precario equilibrio rimane.
Corre voce che nei
boschi di Shivering Heights le specie si diradano, alcune muoiono mentre altre
si adattano a una velocità accelerata. È perduta la certezza di comprendere
fino in fondo le astuzie delle volpi e lo sguardo sospettoso dei corvi; a
quanto pare, tra diversi gruppi di insetti s’instaurano singolari connivenze.
Ciò che un tempo era nominato, classificato, ordinato in diverse branche e
sottobranche, ora risulta sconosciuto.
Siamo a Shivering
Heights, una non meglio definita località dove si trova una SPA. La natura è
più che rigogliosa, entra nell’inquadratura in modo arrogante, con i suoi boschi
e la sua pioggia incessante. Il rumore del fiume ingrossato è il sottofondo
principale. L’atmosfera cupa, umida, che sa di foglie marce la fa da padrone e
i personaggi che si muovono in questa natura sull’orlo dell’esplosione sono
piccoli piccoli, con problemi piccoli piccoli, ma che a loro sembrano la fine
del mondo.
Abbiamo la workaholic
in burnout protagonista dell’episodio iniziale, abbiamo la scienziata ambiziosa,
abbiamo la figlia in eterna lotta con la madre, abbiamo una comunità che vive
in mezzo a un lago, abbiamo dei fanatici religiosi. E sullo sfondo di queste
vicende così umane la natura continua a rumoreggiare, a ondeggiare, a
stringersi intorno, a ribellarsi all’inquinamento costante. E tu lettore vieni
sballottato senza pietà: sei immerso in questo mondo fatto di foglie, di
diluvi, di rami sferzati dal vento. Poi ti ritrovi al lago, dove una comunità
vive sopra un villaggio galleggiante, decisa solo a pescare di giorno e fare
festa di notte. Notte in cui è severamente vietato immergersi nelle acque del
lago.
Tutta la narrazione è
attraversata da una strana carnalità. Il bosco, l’acqua, il fango avvolgono le
persone, le trasformano, le cullano. Oppure le divorano, e le sputano diverse. Vengono
mangiate cose che non andrebbero mangiate, vengono fatte cose che non
andrebbero fatte. Non si capisce se le mutazioni che vediamo sono opera
dell’evoluzione oppure dell’inquinamento.
Per me è stata una
lettura breve ma molto intensa, con il finale che ha un che di liberatorio. È
un libro che nonostante la stranezza porta un senso un po’ assurdo di speranza.
Christiane Vadnais,
canadese, classe 1986, ci ha messo cinque anni a finire Faune, la sua opera
prima. I critici la lodano, anche se non sanno in che genere incasellare il
libro. Ma quello è un loro problema.
Talvolta, quando
adocchia esseri sconosciuti, un vecchio desiderio la prende : nominare.
Classificare il vivente. Ma ormai opta in genere per la contemplazione, così
fissa con curiosità i rifelssi iridati di quella larva soffice, che si muove
con ampie oscillazioni.
Lettura consigliata a
chi ama il weird e la climate fiction, a chi ama essere immerso in un ambiente
narrativo denso, umido e fangoso. A chi ama sentirsi confuso per il piacere di
ritrovare il bandolo della matassa alla fine. A chi piace la filosofia e il
farsi domande sul senso della vita.
A chi cerca l’azione
un avviso. Qui ce n’è poca. Pur essendocene tanta. Succedono cose in questo
libro, ma è come se si svolgessero attraverso una nebbia. I personaggi sono
sempre tra il letargico e il rassegnato e quando agiscono, lo fanno come al
rallentatore.
Ringrazio ancora Codice
Edizioni per avermi fatto arrivare questo libro. Trovo bello che anche in
Italia ci sia chi vuole far arrivare questo genere di narrazioni sperimentali.
Il libro è acquistabile su tutti gli store online. Maggiori informazioni sul sito dell'editore.
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